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Intervista ai veterani del Circolo Gorgona Club Pisa

di Antonio Montomoli

 

Andrea Ganora - esperto pescatore in apnea del nostro circolo

 

Per la serie “STORIE dei VETERANI DEL GORGONA CLUB PISA”, oggi abbiamo intervistato Andrea Ganora.

AM: Andrea parlaci di te, come hai iniziato a pescare, dove, che attrezzature usavi.

AG: L'interesse per la pesca in generale, l'ho avuto fin da bambino, mi piaceva pescare con qualsiasi metodo possibile, ma l’interesse per la pesca in apnea ha sempre surclassato quello per qualsiasi altra tecnica.

È una passione viscerale che si è impossessata di me intorno ai 10/12 anni di età, quando in televisione vidi dei filmati sui pescatori in apnea, tra questi "Fratello Mare", un bellissimo documentario del 1975 di Folco Quilici sui pescatori subacquei Polinesiani. Erano anni di fermento per la subacquea. Da una parte i documentari di pesca in apnea, dall'altra quelli sull'esplorazione del mondo sommerso da parte di Jacques Costeau, raccolti anni dopo nella bellissima collana televisiva: "L'uomo e il Mare" dove l'equipaggio della Calypso faceva filmati subacquei immergendosi con i primi autorespiratori progettati da Costeau, e poi l' eco mediatico per le mitiche imprese apneistiche di Enzo Maiorca e Jacques Mayol, insomma, questo insieme di cose, fecero crescere in me in quegli anni, una incontenibile passione per il mare, per l'immersione e soprattutto per la pesca in apnea. Essendo di Napoli, iniziai a pescare in varie zone del litorale partenopeo, Nisida, la Gaiola, la scogliera di Giuseppone a Mare, e più di rado mi spostavo a Monte di Procida, Procida, Ischia e tanti altri posti interessanti.

In verità agli inizi non so se si potesse parlare di vera pesca subacquea, dato che l'arma che io come tanti miei coetanei impugnavamo,era il cosiddetto "Frezzillo", un rudimentale arco ricavato accoppiando e legando insieme delle stecche di ombrello, a formare un archetto con cui scagliare a mò di freccia un’altra delle stesse stecche, alla quale con martello scalpello seghetto e lima, facevo una punta e un ardiglione.

Catturavo per lo più pesci piccoli e quasi fermi come mazzoni, scorfani, qualche triglia, marvizzi e seppie, poi con le mani prendevo qualche polpo, cozze patelle, ricci e qualche rara ostrica e tartufo. Insomma, tecniche rudimentali di raccolta, che però ben saziavano la fame di mare e di avventura di un giovanissimo.

A 13 anni costruii il mio primo arbalete in legno, lo conservo tutt'oggi e recentemente l'ho restaurato aggiungendogli un mini mulinello in legno, perché ho voglia di farci qualche pescata all'insegna del divertimento e in ricordo di quei bei tempi. Lo ricavai dal piede di un alto carrello porta tv, al quale con pezzi rimediati qua e là creai un rozzo meccanismo di scatto ed un impugnatura, l'asta era una stecca di ombrellone da spiaggia, anche a questa con gli attrezzi facevo punta e ardiglione e la tacca per agganciare gli elastici che erano lacci emostatici in caucciù. Con qualche metro di tiro utile e una discreta precisione segnò una svolta. Iniziai a catturare anche pesci in acqua libera, muggini, salpe e con un po’ di fortuna ogni tanto qualche spigola suicida. Presa più confidenza col mare iniziai a pescare tanto anche di notte (quando era consentito), dapprima con una torcia da campeggio, impermeabilizzata col silicone, in seguito con una lunga torcia della Technisub. Di notte usavo un fucile a molla, un saetta della Cressi Sub, mi sembra di sentire ancora il rumore metallico che faceva la molla quando si caricava e quando si sparava.

Non possedevo una muta, ma mi proteggevo con una tuta da ginnastica assai stretta ed una maglia spessa di lana sotto la tuta. Di notte in quegli anni ho preso davvero tanto pesce, anche grazie al fatto che nel frattempo mi era stato regalato un medisten firmato Massimo Scarpati, che migliorò notevolmente la mia azione di pesca. Portavo a casa il pesce, ma mia madre non amava né pulirlo ne cucinarlo, così ero puntualmente costretto a regalarlo. Dopo averne regalato tanto un po’ a tutti, decisi che non poteva più andare avanti, e così iniziò un'altra mia grande passione, quella per la cucina, ma questa è un’altra storia.

Di lì a breve la pesca subacquea di notte sarebbe stata vietata. Piano piano miglioravo, ed anche gli arbalete in legno che costruivo diventavano più performanti.

A 17 anni e mezzo acquistai un Ducati 350 scrambler, compiuti i 18 anni e presa la patente, ci montai una spalliera e un portapacchi e così, caricato zaino con vestiti tenda e sacco a pelo, borsa con l'attrezzatura da pesca subacquea e la valigetta con l'equipaggiamento per fare tatuaggi, altra mia enorme passione, partivo per le ferie.

All'epoca si poteva ancora fare campeggio libero, e così potevo scorrazzare liberamente all'avventura, quando trovavo un posto che mi piaceva mi fermavo, pescavo per mangiare, oppure vendevo il pesce ai turisti (quando era consentito), se trovavo qualcuno che voleva un tatuaggio, glielo facevo per soldi o lo barattavo con un buon pasto in ristorante o quant'altro potesse offrirmi in cambio del mio lavoro.

Coi soldi guadagnati mettevo benzina e alla via così, Sicilia, Calabria, Campania, Lazio, Liguria e poi ci fu il mitico viaggio da Napoli a Mojacar a pochi chilometri da Almeria in Spagna, 6765km in due mesi e mezzo.... tanti chilometri tanti tatuaggi e soprattutto tanta pesca subacquea.....bellissimi ricordi.

Sebbene qualcuno potrebbe arricciare il naso sentendomi raccontare di pesca notturna, vendita del pescato e cose simili, pratiche oggigiorno illegali ed eticamente inaccettate, credo che sia però giusto ricordare che stiamo parlando di 40 anni orsono, e ritengo comunque opportuno raccontare anche questi aspetti di quello che era per alcuni la pesca subacquea all'epoca.

AM: Quali sono le tue tecniche di pesca preferite?

AG: A 19 anni mi trasferii ad Amsterdam dove rimasi per circa 6 anni, durante i quali le pescate si contarono sulle dita di una mano, praticamente pescavo solo quando andavo a trovare degli amici in Spagna per qualche giorno. Rientrato poi in Italia ripresi a pescare più spesso. Mi trasferii a Pisa dove l'entrai a far parte del Gorgona Club. Nel circolo conobbi tanti appassionati, coi quali si instaurò un forte legame di amicizia che perdura tutt'oggi e con cui ho condiviso tante gite sociali, tante pescate e tantissimo divertimento. La vera svolta come pescatore in apnea, fu segnata dalla visione dei primi video di pesca subacquea nel bassofondo realizzati da Giorgio Dapiran, Agguato a Cefali e Spigole e Agguato a Orate e Saraghi, che per me rimangono tutt'oggi una sorta di bibbia della pesca all'agguato. Apprezzai subito l'approccio didattico e divulgativo dei video di Giorgio. Spiegato da lui tutto sembrava comprensibile e relativamente semplice, e guardando quei video mi dicevo.... ma se è davvero così che funziona l'agguato in basso fondo, allora dovrei riuscire anche io a fare qualche bella cattura. Non ho mai avuto doti di profondista, nei miei anni migliori toccavo i -20 metri o poco più, con una apnea statica massima di 3'48", quindi quei video per me vollero dire aver trovato una tecnica che non richiedesse necessariamente prestazioni apneistiche troppo impegnative e al di sopra delle mie capacità.

Mi parve di aver finalmente scoperto una tecnica a me congeniale. Quell'anno, come di consuetudine con mia moglie, ci recammo in vacanza a S.Teresa di Gallura, avevo visto e rivisto quei video talmente tante volte, che ne conoscevo a memoria I dialoghi, e anche mia moglie ormai riconosceva al volo la voce di Dapiran.

Ero finalmente pronto, entusiasta ed impaziente di sperimentare questa nuova tecnica. Mi ero costruito per l'occasione un arbalete da 100 cm con fusto in legno di teak, testata autocostruita in alluminio, impugnatura e mulinello di un Omer black master imbobinato con monofilo del 160; asta doppia aletta Devoto da 6,5 mm ed elastici ambra Omer da 20mm. Non avevo lasciato nulla al caso. La prima mattina entrai in acqua a Cala di Volpe appena prima dell'alba, e seguendo alla lettera i dettami di Giorgio, muovendomi controcorrente, a velocità non aggressiva, tirandomi ed ancorandomi col braccio libero alla parete, col sole che sarebbe sorto alle mie spalle, facendo lunghe pause di scrutamento dalla superficie, etc. In poche ore infilai nel portapesci 4/5 saraghi, un paio di orate e una spigola.

Ero al settimo cielo, cosciente che da quel giorno la mia vita di pescatore in apnea sarebbe drasticamente migliorata. Arrivato a casa, felice come un bambino che ha finalmente imparato ad andare in bicicletta, condivisi la mia gioia con mia moglie. La sera andammo a cena in un ristorantino vicino casa e tra un bicchiere di vino ed un altro (in vero ne bevvi anche qualcuno di troppo) festeggiammo la giornata. Dissi a mia moglie che l'unico mio rammarico era di non poter ringraziare di persona Dapiran e condividere con lui la mia felicità ed entusiasmo. Mia moglie mi disse: “Ma quanti Dapiran ci saranno mai in Sardegna? Non mi hai detto che vive ad Olbia? Perché non provi a sentire se qui hanno l'elenco telefonico di Olbia, lo cerchi e se lo trovi, lo chiami e lo ringrazi”. Erano gli anni dei primi cellulari formato mattone, ma in giro nei bar e nei locali si trovavano sempre gli elenchi telefonici. E così fu, chiesi al cameriere l'elenco di Olbia, trovai il numero e lo chiamai, temendo di disturbarlo visto che erano già oltre le 22.00. Mi rispose, gli spiegai il motivo della telefonata e gli raccontai quella mia prima giornata da agguatista, di quanto fossi entusiasta e lo ringraziai di cuore, scusandomi per averlo disturbato a quell'ora.

Con mia sorpresa, fu lui che molto gentilmente ringraziò me per averlo chiamato ed aver condiviso con lui la mia felicità, mi disse che la mia telefonata gli aveva fatto molto piacere, e poi tra un suo racconto di pesca ed un altro la telefonata si protrasse per circa un’ora e mezza, alternandoci tra considerazioni tecniche sull'attrezzatura e racconti di pesca, poi ci salutammo. Ci saremmo risentiti varie volte negli anni a venire. Da allora l'agguato dalla superficie e in basso fondo, sono le mie tecniche di pesca per eccellenza, quelle che mi hanno fruttato innumerevoli catture e soddisfazioni.

AM: Andrea raccontaci qualche tuo segreto.

AG: Non ho grandi segreti, i dettami tecnici che seguo sono quelli fondamentali dell'agguato. Credo molto nel mimetismo sia visivo che sonoro e se necessario uso anche richiami sia visivi che sonori. Forse un mio segreto, se così lo si può definire, è la mia abitudine di entrare quasi sempre in acqua una quindicina di minuti prima delle prime luci dell'alba, in modo da abituare gradualmente la vista alla luminosità ambientale e sfruttare la maggior lentezza dei pesci ad adattarsi alla luce, e così i primi pesci, spesso i più belli della battuta, li catturo sparando in controluce alla loro sagoma ancora non ben definita. Altro fattore forse importante, è che pescando preferibilmente in parete, specialmente se esploro zone nuove, percorro dei lunghissimi tratti di costa, anche di varie miglia alla ricerca dei punti più fruttuosi, e quando posso protraggo la battuta di pesca anche per 8 o 9 ore. Durante una gita sociale del Gorgona, eravamo a Centuri in Corsica, mi ero messo d'accordo con gli amici che uscivano a pesca più tardi, affinché mi venissero a recuperare in gommone verso le 12:00. Dopo aver percorso varie miglia di costa nella direzione da me indicatagli, non vedendo la mia boa, non trovandomi, e non credendo possibile che io avessi potuto coprire così tanto litorale, avevano temuto il peggio e stavano quasi per tornare in porto, ma poi Michele che ben sapeva che ero abituato ai lunghi tragitti, suggerì di non demordere e di fare ancora un tratto di costa, ed infatti mi trovarono non troppo più in là, meno male....dover tornare indietro a pinne sarebbe stata durissima.

AM: Come vedi cambiato il mare ora rispetto a 20-30-40 anni fa?

AG: I cambiamenti sono stati tanti, e tante credo ne siano le cause. Il mare si è drasticamente impoverito rispetto a quarant’anni fa, un degrado che negli ultimi anni si è fatto sempre più esponenziale. Credo che tra i fattori di maggior impatto ambientale si debbano mettere inquinamento, pesca intensiva e pesca di frodo nel sotto costa, sono vere e proprie piaghe. Credo anche che il diffondersi della nautica da diporto, degli sport acquatici e della pesca sportiva, inclusa la caccia subacquea in apnea e le immersioni con autorespiratore, sebbene meno impattanti rispetto ad altri fattori, abbiano creato comunque anch'essi una turbativa nell' ittiofauna, i pesci hanno lentamente mutato comportamento e di conseguenza la cattura di prede degne di interesse si fa sempre più difficile e impegnativa. 40 anni fa avere anche solo una barchetta con un piccolo fuoribordo era un lusso per pochi, di conseguenza tanti tratti di costa rimanevano incontaminati o comunque poco frequentati, fungendo da polmone rigenerativo. Oggi che i diportisti sono tantissimi ogni angolo di mare e di costa è costantemente battuto in lungo e largo e soprattutto nei mesi estivi la fauna marina del sotto costa non trova pace. Anche l'arrivo e l’insediamento nei nostri mari di specie alloctone è un enorme problema.

Lo sconfinamento di specie provenienti dai mari adiacenti ai nostri, causato dell'innalzamento della temperatura media delle acque, oltre alle specie riversate accidentalmente nei nostri mari durante lo svuotamento delle acque di zavorra delle navi mercantili, costituiscono una serissima minaccia per il nostro ecosistema. Barracuda, pesci serra, pesci pappagallo, e ultimamente il granchio blu, per citarne solo qualcuno, frequentando gli stessi areali di caccia, hanno finito per soppiantare le specie autoctone.

E così in alcuni spot dove trovavamo i dentici restano quasi solo barracuda, dove regnava sovrana la spigola ora imperversano i pesci serra e così via. È un fenomeno che ha creato e continuerà a creare seri danni alla nostra fauna e che purtroppo ritengo difficile se non impossibile da arrestare o tamponare. Detto questo ribadisco comunque che credo che inquinamento e pesca intensiva, soprattutto a strascico costituiscano una grossa parte del problema.

AM: Quali emozioni provi quando vai in mare adesso?

AG: Anche se non vado più in mare frequentemente come un tempo, ogni volta che gli impegni di lavoro e le condizioni meteo mi consentono di immergermi, provo un immensa felicità e gratitudine.

Nonostante il mare oggi sia molto diverso rispetto al passato, riesce comunque a regalarmi sempre grandi emozioni. Inoltre l'immersione mi consente di fare attività fisica cosa di cui ho bisogno e che mi riesce assai più difficile a terra, in acqua invece dove il mio peso per buona parte si neutralizza è tutta un’altra storia. Sono sempre stato parecchio sovrappeso, ma quando mi immergo mi sento nel mio elemento naturale, tutto si fa più leggero. Nello spostarmi in acqua cerco di emulare la naturalezza di movimento e di nuoto dei lamantini. Mi ha sempre affascinato la capacità di tali animali, nonostante la loro stazza, di avere in acqua movimenti tanto sinuosi ed eleganti, vederli nuotare semplicemente mi rilassa. Portare a termine delle buone catture ed uscire dal mare con dei bei carnieri per me è una grande soddisfazione. Spesso si ritiene che persone sovrappeso

come me, difficilmente possano ottenere buoni risultati nelle attività fisiche, quindi dimostrare il contrario costituisce anche una sorta di riscatto e schiaffo morale verso tali etichette e luoghi comuni.

AM: che consigli daresti ad un giovane che inizia?

AG: Innanzitutto consiglio di andare a mare per divertirsi e di giovarsi della meraviglia che è quell'universo parallelo che è il mondo sommerso. Osservare tanto e con attenzione ciò che avviene sott'acqua intorno a noi, e cercare di apprendere i caratteri comportamentali di ogni singola specie, in modo da poter in futuro prevederne le reazioni nelle varie situazioni di caccia. Non forzare mai le proprie prestazioni apneistiche, e rimanere sempre entro la propria soglia di sicurezza. Divertirsi è importante, cercare di migliorare le proprie prestazioni è un istinto naturale e legittimo, ma bisogna anche saper ascoltare il proprio corpo, ed i segnali che ci invia. Essere capaci di rinunciare anche ad una bella cattura in nome della propria incolumità è senz'altro segno di maturità e consapevolezza. A tale scopo consiglio vivamente a chi si avvicina a questo fantastico mondo, di frequentare un buon corso di apnea e pesca subacquea, come per esempio quelli organizzati dal nostro Circolo Gorgona Club Pisa che vanta validissimi istruttori sia per quanto concerne l'apnea e la pesca subacquea, che per le immersioni con autorespiratore.

Frequentare un corso ci insegna molte regole fondamentali che è indispensabile conoscere, e ci forma e prepara sia psicologicamente che fisicamente a vivere il mare in serenità e sicurezza. Ai giovani suggerisco senz'altro di iscriversi a un circolo come il Gorgona Club Pisa.

Entrare a far parte di un circolo, è un ottimo modo per incontrare persone con cui condividere la stessa passione, e da cui poter attingere consigli e nozioni che ci possano essere utili per la nostra crescita dentro e fuori il mare. Ascoltare gli aneddoti di pesca è sempre un piacere, e ci aiuta a conoscerci meglio l'un l'altro, e spesso dai consigli dei più anziani si possono carpire preziose pillole di saggezza dettata dall'esperienza di tanti anni trascorsi in mare. Personalmente non mi stancherei mai di ascoltare racconti di pesca, sia dei veterani che dei neofiti, ognuno di essi racchiude momenti ed emozioni uniche. Amo i narratori del mare, e tra questi non posso fare a meno di ricordare con affetto il compianto amico Rodolfo Betti, in arte "Marò", un’icona della pesca subacquea in Italia, i cui racconti di avventure di pesca sia in patria che nei tanti luoghi esotici da lui visitati, sapevano rapire l'attenzione e nutrire l'immaginario dell'ascoltatore. Nel nostro circolo tutti hanno delle magnifiche storie da raccontare e le cene, le riunioni, le uscite di pesca, le gite e le gare sociali sono sempre ottime occasioni di condivisione delle proprie esperienze.

Ringrazio Antonio per questa intervista che ho accettato con entusiasmo.

So di essermi dilungato nella narrazione, ma ho voluto dar modo a chi ha letto fin qui, in particolare ai giovani e nuovi arrivati, di sapere qualcosa in più su di me e sulla mia storia di pescatore in apnea.

Un grosso abbraccio a tutti gli amici di questa stupenda famiglia allargata che è il Circolo Gorgona Club Pisa.