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Intervista ai veterani del circolo Gorgona Club Pisa

di Antonio Montomoli

Vasco Cantini - il motore del Gorgona Club

 

Per la serie “Le interviste ai veterani del Circolo Gorgona Club Pisa” oggi parliamo con Vasco Cantini, più volte presidente del Circolo, attualmente segretario del sodalizio pisano ed il vero motore delle attività sociali.

AM: Vasco, raccontaci le tue origini e come hai iniziato la caccia subacquea.

VC: Sono un “DIVERSAMENTE GIOVANE” avendo la tenera età di soli 74 anni, subacqueo da 54 anni ed ancora tanto da imparare.

Come tanti Pisani ho iniziato ad andare sott’acqua a Marina di Pisa e le prime “catture” erano i “muscoli”, come si chiamano a Pisa. A quel tempo in 3 mt. d’acqua si vedevano passare i pescioni e quindi l’istinto predatorio prese il sopravvento e, senza sapere nulla di apnea, pericoli, tecniche di pesca, comprai le prime attrezzature che avevo visto a Livorno al mercatino Americano: fucile Jaguar ad aria compressa della Technisub, con fiocina a 5 punte, giacca in “neoprene” con fodera interna arancione e cerniera anteriore sempre Technisub, pinne della Cressi, maschera gran facciale, cintura con qualche piombo.

A Marina di Pisa ho incontrato qualche volta il Marò (ndr. Rodolfo Betti, uno dei fondatori del circolo) con sfilonate di “ragni” ed io mi accontentavo di portare a casa le “petroliere” ovvero i mugginoni, che mi ricordo non fossero troppo buoni in cucina per il forte sapore di fango. In quegli anni, parlo del 1968 e poco oltre, l’Arno era una fogna a cielo aperto ed i pesci che razzolavano nel fiume erano scadenti.

La torbidità quasi perenne dell’acqua di Marina di Pisa, nonostante la buona presenza di pesce, mi fece prendere la decisione di abbandonare questo tratto di mare e così la mia palestra divenne la costa Livornese, in particolare la località del Fortullino,  dove i muggini  non erano  grossi come quelli di Marina, ma almeno erano commestibili.

La passione aumentava e nel 1972 venni a sapere che il Gorgona Club organizzava corsi per sommozzatori, non per pescatori, ma comunque per avere delle buone nozioni di subacquea; questo corso mi sembrò utile e così mi iscrissi al circolo e presi il brevetto di 2° grado Fipsas.

A poco a poco  anche l’attrezzatura migliorò: per la tana comprai il mitico Medisten Mares, una muta completa con cappuccio a parte e cerniera alla giacca Technisub, le pinne Cressi Rondine, maschera Occhio e, siccome si poteva pescare di notte, la torcia Vega sempre Technisub.

Frequentando il circolo e qualche bravo pescatore come Mauro Ulivieri e Piero Landucci, appresi le tecniche dell’aspetto “inventate” dal  Marò  che  divenne la mia tecnica  preferita, ed acquistai  il fucile Supersten della Mares, il più  idoneo per questo tipo di pesca.

Il mare di Vada era eccezionale per la pesca in tana, in 7mt o massimo 10 mt. Si trovava di tutto e potevi veramente scegliere i pesci in particolare saraghi, corvine e orate.

Le attrezzature di quel tempo mi consentivano solo di pescare da Maggio a Ottobre, le profondità operative non andavano oltre i 15 mt e non importava essere dei grandi cultori di tecniche venatorie vista la buona presenza di pinnuti.

Ricordo che nel 1972 in Sardegna in località Isola Rossa, catturai la mia prima ricciola, imbattendomi in un branco suicida che mi volteggiava intorno a poco più di 1 metro di distanza, mentre ero appostato dietro una roccia, credo non oltre 4 mt di fondo.

Nei primi anni 80 riuscii a fare qualche vacanza estiva in Sardegna con Mauro Ulivieri che in quel tempo era già stato un atleta della nazionale di pescasub, ed  un anno, in località Santa Caterina di Pittinuri, riuscii in una giornata a prendere più pesci di lui, se non ricordo male 14 prede, tra  saraghi corvine e dentici. Questo per dire cosa c’era in mare in quegli anni. Nel 2023 sono ritornato nella stessa zona e in 2 giornate di pesca non ho visto un pesce catturabile.

Nel 1985 l’Ulivieri mi convinse a fare le gare del Calendario Fipsas ma già le prime della stagione furono una sofferenza per il freddo; in particolare mi ricordo la Coppa Carnevale dove, dopo poco più di un’ora, uscii dall’acqua per il freddo.

A Maggio dello stesso anno, mentre andavamo alla gara dei Portuali a Livorno, un incidente stradale mise fine sia alle competizioni sia alla pratica della pescasub da parte di Mauro Ulivieri, per le serie conseguenze dei traumi subiti.

Questo episodio segnò la fine della mia breve esperienza agonistica, ma la passione mi ha comunque fatto continuare a praticare la pesca sub, anche senza gare.

Col tempo le attrezzature sono cambiate passando dai fucili ad aria, agli arbalete di varie misure, mute che mi consentivano di allungare la stagione pescando anche col freddo, pinne in carbonio, e prestazioni fisiche sempre migliori, grazie anche a maggiori conoscenze delle tecniche di allenamento e immersione.

AM: Quali sono i tuoi posti di pesca preferiti?

VC: La mia frequentazione dei mari Italiani si è sempre concentrata prevalentemente tra Toscana, Sardegna e Corsica.

Da un punto di vista venatorio la Sardegna e la Corsica sono stati dei paradisi mentre della Toscana i posti migliori sono state le isole, anche se già dalla fine degli anni 90, per i pesca sub di medio basso livello, era difficile fare dei buoni carnieri.

La Sardegna ho smesso di frequentarla nel 2007 e fino a quel momento mi ha sempre regalato belle soddisfazioni; la Corsica, che ho frequentato fino al 2022, ha avuto un calo lento ma progressivo di fauna ittica sempre in relazione alle mie capacità, infatti ho notato che le catture importanti diventavano sempre più difficili, con profondità maggiori e tempi di apnea sempre più lunghi; il tutto era contro di me perché il segno degli anni si fa sentire.

AM: Vasco che consigli daresti a chi inizia?

VC: A chi si avvicina alla caccia in apnea, che ritengo uno sport ad alto rischio, mi permetto di dare alcuni consigli. Fermo restando che occorre essere consapevoli di quello che stiamo facendo in acqua ed avere un compagno che ha già una certa esperienza, reputo fondamentale partecipare ad un corso di pesca sub. Non cercate mai la prestazione o l’emulazione di un campione, la profondità e le prede si migliorano a poco a poco, anno dopo anno, senza fretta, facendo anche un allenamento specifico durante i periodi di fermo attività, oltre ai  controlli medici annuali per essere in buona salute. Non trascurerei, inoltre, consigli di altro genere, di natura familiare. Questo è uno sport dove la componente meteo è decisiva,  anzi comanda il meteo e non noi, pertanto questa situazione fatela capire alle vostre compagne/mogli, cercando di coinvolgerle il più possibile in questa vostra passione altrimenti sono….guai. Dite sempre dove siete a pescare e, più o meno, date un’ora di rientro, avvisando sempre quando siete a terra, insomma non fate stare in ansia i familiari.

AM Quale significato ha per te la pesca sub?

VC: Per me la pesca sub è un’attività sportiva importante non tanto per l’aspetto venatorio ed atletico, ma per avermi fatto conoscere un circolo, il GORGONA CLUB, a cui sono molto affezionato. I rapporti umani sono una delle cose più importanti della vita e, grazie a quest’associazione, ho fatto delle conoscenze che per me hanno avuto ed hanno un valore fondamentale.

I miei migliori amici, provengono dal Gorgona, le persone che frequento di più sono soci del Gorgona, ora che ho un po' di anni sulla schiena, mi rendo conto che gran parte del mio tempo è stato ed è influenzato dai rapporti umani che il Gorgona mi ha dato. Chiudo, quindi, questo piccolo racconto rendendomi conto che sono andato un po' “fuori tema” ovvero più che enfatizzare il gesto sportivo, raccontare cosa era e cosa è la pesca sub, voglio ribadire il concetto dell’amicizia, della comunione di intenti, dei rapporti umani che la pesca sub può dare se sposata con l’appartenenza ad un club e non uno qualsiasi, ma uno come il GORGONA CLUB!